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Collenuccio, Pandolfo.

Scrittore e uomo politico italiano. Imprigionato da Giovanni Sforza nel 1488, fu poi esiliato. Visse alle corti di Bologna, Roma e Ferrara, ricoprendo talvolta incarichi diplomatici di una certa importanza. Per interessamento di Cesare Borgia, poté rientrare in patria ma, tornato a Pesaro, fu mandato a morte dallo Sforza. Fu elegante umanista. Le disgraziate vicende della sua vita e l'annunzio della condanna a morte gli ispirarono i sofferti e sentiti versi della Canzone dalla morte, in cui chiama la natura "acerba matrigna". Questa canzone, edita nel 1814 dal Perticari nella Biblioteca Italiana, ebbe un notevolissimo influsso sulla formazione della poesia del Leopardi. È il capolavoro della lirica italiana del primo Cinquecento. C. lasciò anche un Compendio dello storia del reame di Napoli, un Trattato sull'educazione degli antichi, ecc. (Pesaro 1444-1504).